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Asad Ventrella

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le Opere

Lictere generales

Scultura in acciaio con motivo a puzzle e targa descrittiva
Palazzo degli Studi-Sede centrale

Scrive l’artista: «Una lettera può essere tante cose. Può essere d’amore e narrare sentimenti, può essere epistolare e contenere qualunque messaggio o editto, può anche essere un elemento costitutivo quando è alfabetica. In un unico caso però contiene tutti i tipi di lettera descritti; è quello in cui l’autore è un imperatore illuminato che decreta la creazione della prima Università indipendente e pubblica conosciuta, ed è di per sé un monumento storico. È la Generalis Lictera».

La fondazione dell’Università di Napoli Federico II si data alla Lettera generale (Lictere generales) dell’imperatore Federico II di Svevia, inviata da Siracusa il 5 giugno 1224. Federico, che era anche re di Sicilia, sceglie Napoli, che già vantava una tradizione di studi, come sede dello studium generale del regno. All’Università assegnava il compito di formare la classe amministrativa e burocratica della Curia regis, con particolare riferimento a quella dei giuristi, che avrebbe partecipato con il sovrano all’ordinamento statale e alla legislazione. È da qui che prende corpo la tradizione degli studi di diritto che da allora costituirà la cattedra più importante degli studi universitari e il carattere pregnante dell’Ateneo. Al diritto si affiancarono sin dall’inizio gli studi di medicina e delle arti liberali. L’Università napoletana è dunque la più antica a essere stata fondata con un provvedimento regio, presupposto che le consentirà anche in seguito di rimanere indipendente dal potere pontificio e di conservare un carattere laico.

«Ora – scrive ancora Asad – così come una lettera è composta da lettere che rappresentano parole e periodi che esprimono concetti, così un’istituzione prestigiosa è una composizione temporale, un puzzle fatto di storie, vicende, persone e traguardi, scanditi dal susseguirsi degli anni e solo in alcuni casi, dei secoli. Ogni anno quindi un tassello fondamentale, ogni tassello una porzione di messaggio, ogni area del puzzle un periodo storico che si corona con l’ultimo elemento, l’ottocentesimo del 2024, pronto ad accogliere una nuova storia».

La Lictere generales diventa per Asad Ventrella una Lictera temporales in grado di sfidare il tempo. È un’opera in acciaio inox composta da due elementi simmetrici, due piastre monolitiche di tre metri con motivo di base reticolato a tessere di puzzle, completata in basso da una targa descrittiva. Ciascun tassello corrisponde a un anno di vita dell’antica Istituzione. L’acciaio è il metallo che Asad ha eletto come elemento della creazione, che sente suo. Ogni scultore sceglie un particolare materiale affine al proprio animo e alle proprie mani. Per Asad, che insegue la perfezione tecnica e della forma, solo l’acciaio è la possibile risposta, con il fascino della forgia che fonde il metallo, i laminatoi che creano le lastre, la luce che le taglia e l’uomo che ne determina il senso e ne stabilisce la forma, mentre il tempo e la storia ne definiranno il valore. La scelta dell’acciaio ha quindi in questo caso anche un valore semantico: serve a rafforzare il senso di un’opera indistruttibile e di permanenza inalterata, che il tempo non potrà scalfire.

Sono gli stessi caratteri semantici che si possono attribuire alla Lettera generale. Come se fosse stata srotolata davanti ai nostri occhi, propone un vero e proprio percorso in cui leggere la storia.

L’opera di Ventrella diviene un prezioso oggetto di culto, un elogio per ognuno degli ottocento anni di storia dell’Università, un atto di riconoscenza al suo Imperatore. Riporta il testo integrale della Lettera fondativa dell’Ateneo fridericiano, e come una stele monumentale o un arazzo inossidabile, non poteva che essere collocata nell’ingresso della Sede centrale dell’Università incorniciando il suo autore, la statua in bronzo di Federico II, fusa da un calco eseguito nei primi anni duemila direttamente sulla figura centrale del frontone di Francesco Jerace (1853-1937) che corona il prospetto principale del Nuovo Palazzo degli Studi, eretto alla fine della prima decade del XX secolo.

Testo di Isabella Valente

generalis lictera simmetrica

Spirale federiciana

Scultura in acciaio inox a doppia spirale
totem autoportante con basamento, hm 2,5, Ø m2
Complesso di San Giovanni a Teduccio

Qual è la ricetta per una spirale perfetta? Ce lo dice direttamente Asad Ventrella.

Gli ingredienti sono:

  • 1000 kg di acciaio inox
  • 500 mt di elettrodi saldatura filo inox
  • 800 anni di storia
  • 80 perni fissaggio
  • un sigillo imperiale
  • PC con Rhinoceros q.b.
  • essenza di significato

Asad ci detta anche il procedimento:

Fondere l’acciaio in alto forno tra 1600 e 1800 gradi fino a ottenere una consistenza fluida.

Colare in stampi larghi e laminare ben caldo fino ad ottenere lastre di 3 mm.

Sgrossare e pulire bene le lastre e adagiarle sul piano lindo di una macchina con testa laser fibra.

Precedentemente avremo preparato un progetto a base vettoriale capace di far lievitare la lastra.

Attenzione, è importante che la lastra conquisti lo spazio distaccandosi ed elevandosi dal piano orizzontale, invadendo il volume, e per fare questo, una volta tagliata la lastra secondo il progetto, si dovranno imprimere fortemente torsioni e trazioni tali da deformare la nostra opera, fino al raggiungimento della forma desiderata.

Ora si dovrà leggere chiaramente la sua forma ispiratrice, la spirale centripeta con la sua forma di galassia.

A questo punto, con molta attenzione, dobbiamo farcire la nostra opera, caricarla di energia come una spirale a molla che funga da accumulatore, per consentirle di rilasciarla negli anni a venire sotto forma di emozioni.

Allora iniziamo a riempirla generosamente di storia con tutti gli eventi e le vicende, le persone che hanno contribuito ad arrivare a questo traguardo-evento.

Applichiamo quindi il sigillo imperiale, l’effigie federiciana che posta al centro determinerà il polo di questa spirale. Il simbolo sarà tutt’altro che una semplice decorazione, bensì un vero e proprio fulcro semantico.

Si tratta di una preparazione monumentale che ha come motivo fondante il suo fulcro ispiratore e trae il suo significato pregnante dalla forma.

Ecco cos’è la Spirale federiciana di Asad Ventrella. Un fulcro semantico, il nerbo di una storia lunga ottocento anni di scienza, ricerca, cultura e conoscenza.

Infine, per completare la ricetta, l’artista conclude: «lasciandoci trasportare dalla spirale degli eventi dobbiamo aggiungere l’ultimo ingrediente, l’essenza di significato. Ci troveremo di fronte a una scelta, immaginarsi su una spirale di Archimede e puntare al centro sapendo di raggiungerlo o proiettarsi in una rispettosa spirale iperbolica e logaritmica che sappiamo ci condurrà all’infinito verso un centro che non raggiungeremo mai?

Sicuramente cuocendo a questa temperatura acquisirà un forte aroma di eterno».

La Spirale federiciana del Complesso di San Giovanni, alta due metri e mezzo, reca inciso sulla superficie larga in alto l’immagine dell’Imperatore svevo del sigillo, proveniente dalla celebre miniatura presente nel manoscritto De Arte Venandi cum avibus, redatto intorno al 1240 dallo stesso Federico. Lungo le sue onde si legge, a scendere, l’iscrizione latina.

Testo di Isabella Valente

Scultura 3

Spirale con sigillo imperiale

Scultura in acciaio inox
sigillo a spirale a parete diametro m 1
Piazzale Tecchio e Centro Congressi

Un metro di diametro per la Spirale con sigillo imperiale. Sempre in acciaio inox, la materia eletta da Asad Ventrella, per la sua lucentezza, per quella autonomia e quella resistenza a perdurare intatto nel tempo, il sigillo fridericiano è divenuto nell’installazione di Asad addirittura colossale, riassumendo in sé il concetto di grandezza, di durata e di valore.

Il grande sigillo spiraliforme, con incisa la figura duecentesca dell’Imperatore assiso in trono con globo e scettro nelle vesti dello Stupor Mundi, ispirato alla miniatura presente nel manoscritto De arte venandi cum avibus redatto intorno al 1240 dallo stesso Federico (due libri a Roma, Vienna, Parigi, Ginevra e Stoccarda; una versione in sei libri a Bologna, Parigi, Nantes, Valencia, Rennes, e Oxford), reca parte dell’iscrizione latina fridericiana che scende sul lato: «Fridericus Dei gratia Romanorum imperator semper augustus et Sicilie rex, archiepiscopis, episcopis et aliis ecclesiarum prelatis, marchionibus, comitibus, baronibus, iustitiariis, camerariis, comestabulis, baiulis, iudicibus et universis per regnum Sicilie constitutis fidelibus suis presentes litteras inspecturis gratiam suam et bonam voluntatem».

Le Spirali con sigilli imperiali realizzati da Asad Ventrella per le celebrazioni dell’Ateneo sono due, una collocata nella sede del Dipartimento di Ingegneria a Piazzale Tecchio e l’altra nel Centro Congressi a via Partenope, in cima alla scalea principale.

Le opere di Asad anche nella loro ripetizione non sono mai multipli. Sono opere sempre diverse nelle quali l’artista cerca invano – come tiene a specificare egli stesso – la perfezione. Una perfezione inseguita giorno dopo giorno, opera dopo opera, modificando una linea, un impercettibile segno, in un processo di tensione che lo coinvolge in un pensiero continuo e in un lavoro che non s’interrompe mai. Ogni scultura, ma anche ogni gioiello, sottolinea Asad, è «portatore sano di un errore da correggere nel prossimo manufatto, nella successiva linea, nella futura idea».

Testo di Isabella Valente

Scultura a Muro 2_ventrella

Infinitamente Ottocento

Targa celebrativa autoportante in acciaio inox, cm 70x100
“800” in rilievo e incisione sottostante
Palazzo Gravina e Reggia di Portici

«Può una storia remota trasformarsi in una proiezione futura? Evidentemente sì e l’evoluzione della Lettera generale lo conferma, una visione di ottocento anni fa oggi più che mai reale». Così scrive Asad Ventrella sottolineando la lungimiranza della Lictere generales, l’atto di fondazione dell’Università emanato dall’Imperatore svevo Federico II il 5 giugno 1224.

Ottocento anni che «sanno di infinito temporale, ottocento anni che profumano di indipendenza intellettuale», scrive ancora Asad.

Il numero 800 è una forma perfetta, conchiusa. Ha nella sua stessa stesura grafica il concetto di Infinito, quale simbolo matematico. Asad Ventrella ne approfitta per utilizzarlo due volte, come numero e come simbolo.

Infinitamente Ottocento suggella il lunghissimo tempo che va dal 1224 al 2024 con una stele in acciaio inox alta 3 metri che riprende la Lictere generales. Il suo messaggio, inciso tramite la luce (del laser), è capace di sfidare il tempo. Alla sommità della stele ecco che compare il simbolo polivalente che, se racconta gli ottocento anni trascorsi, riesce a proiettare un futuro senza fine. Un doppio infinito matematico diventa quindi un doppio significato prospettico, di passato e futuro.

La lucentezza dell’acciaio, assieme alla sua capacità di resistenza, che non si modifica né arrugginisce, riuscendo a rimanere intatta contro qualsiasi evento o calamità, è l’essenza stessa non soltanto dell’opera di Ventrella, ma anche del suo significato, di quel valore semantico che concentra in sé: l’Ateneo fridericiano, simbolo di creazione di conoscenza e di cultura.

E così, conclude Asad, si verifica il sogno di un foglio d’acciaio che vuole «conquistare il volume e prendere vita con la deformazione, caricandosi di senso e sensazioni, proiettandosi come sprone dinamico verso un futuro che parte da lontano», da quel giorno in cui un sovrano illuminato volle tracciare la prima lettera di una lunga storia.

Testo di Isabella Valente

scultura 800_ventrella

Biografia dell'artista

Asad nasce nel 1973 a Napoli, in una famiglia di intellettuali, artisti e designer. Nicoletta, la madre, è scrittrice ed esperta di medicina alternativa; Roberto, il padre, è un artista poliedrico e un orafo, tra i più interessanti designer nel campo del gioiello e dell’orologio, formatosi, con un percorso avviato negli anni Cinquanta al fianco del padre Renato. Anche Renato è stato un artista di grande cultura e sensibilità oltre che brillante imprenditore. L’azienda creata vantava più di ottanta maestranze ed artigiani. Asad, come hanno fatto il padre e il nonno prima di lui, ha percorso la via del rinnovamento, pur nella coscienza di appartenere a una tradizione centenaria fortemente radicata nella conoscenza e nel rispetto dei materiali, nella qualità artistica del prodotto e nell’ampia cultura disegnativa. Cresciuto nel laboratorio di famiglia a stretto contatto con ideali anarchici e ribelli, ha ripreso e sviluppato la divorante passione per l’arte orafa e la manualità, scegliendo il metallo come suo elemento naturale.

Fuori dal laboratorio di famiglia, si forma al liceo artistico di Napoli; frequenta i corsi di storia del cinema e antropologia alla Sapienza di Roma e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Tuttavia sarà la frequentazione di alcuni protagonisti delle arti visive e di quelle letterarie che lo segneranno profondamente. Collabora con artisti del calibro di Mario Persico, con gli scultori Bruno Galbiati e Annibale Oste, con i poeti e letterati Gabriele Frasca e Nietta Caridei, con il fotografo Fabrizio Lombardi, i quali gli permetteranno di crearsi una visione caleidoscopica dell’arte che ora è il suo patrimonio.

Tra la fine degli studi liceali e l’inizio di quelli universitari Asad allestisce un piccolo atelier al Parco Grifeo dove inizia a sperimentare in modo autonomo tecniche e materiali diversi. Argilla, ceramica, gesso, stucco, resine, gomma, ma anche cemento, sono materie che usa con procedimenti vari, come il colaggio, la formatura, l’armatura, la vulcanizzazione e la cottura. Unitamente alle esperienze di cinema, teatro, fotografia, pittura, disegno, montaggio e sviluppo, tali conoscenze e sperimentazioni rendono questo periodo uno dei più fecondi della sua formazione.

Nel 1999 decide di volersi rendere indipendente dal passato familiare e crea il suo laboratorio-atelier di oreficeria e scultura in un sottoscala in via Piedigrotta. Inizia così il suo viaggio, stimolato da un’esigenza compulsiva di creazione, di immaginare spazi e cose, volumi utili e oggetti inutili, nell’inseguimento spasmodico di un obiettivo sempre più ampio e sfumato. Nasceranno quindi i diversi atelier-laboratorio, in via Crispi, in via Vaccaro, in via Luca Giordano, il grande studio di via Carducci, lo showroom di via Filangieri, la fabbrica 4.0 di via Ponte dei Francesi; contemporaneamente le gallerie di Firenze, Sant’Angelo, Roma, Nizza, Neuchâtel e la fonderia artistica nella regione del Montana in Bulgaria.

A oggi Asad è uno dei più esperti maestri orafi e scultori, con una visione progettuale che spazia dalle tradizionali tecniche della fusione a terra e della cera persa fino alle più recenti tecnologie additive, sottrattive e di deformazione, 4.0.

Tra le tappe del suo excursus creativo si ricordano il concorso ‘Incisione e stampa’ dei licei artistici con l’opera Albero gotico del 1992, che ottiene il primo posto; l’esibizione progettuale ‘Mezzi di trasporto fantastici’ del 1994 a La Chaux-de-Fonds in Svizzera, dove il suo Aereo di carta guadagna una menzione speciale; la mostra-concorso internazionale di scultura ‘La Repubblica napoletana del 1799’ a Portici, organizzata per il bicentenario, dove presenta Volo Libero del 1999; l’esposizione ‘Gli Scaramantici’ a Napoli, per un concorso di scultura voluto dal Ministero degli interni per la nuova sede del Comando regionale della Guardia di finanza dell’Aquila, dove propone la Piramide Labirintica del 2008. Tra le partecipazioni internazionali: Inorghenta, la piattaforma leader in Europa per la gioielleria, l’orologeria e le pietre preziose, a Monaco di Baviera nel 2002; la manifestazione itinerante Italian Life stile di Montreal Canada nel 2006 e Sharja Emirati Arabi Uniti nel 2007; I gioielli della Regina Margherita a New York, Tokyo, Mosca tra il 2006 e il 2007; la Red Exhibition a Londra nel 2007, il MACEF a Milano nel 2008.

Tra le sue opere pubbliche si menzionano le installazioni m nei nuovi padiglioni dell’Ospedale pediatrico Santobono- Pausillipon, le Feluche a Specchio del 2017 per gli ambasciatori onorari al Parlamento europeo, il grande polpo L’Antagonista del 2021 per la nuova area museale dell’Acquario di Napoli.

Dopo essersi confrontato con tecniche e materiali diversi, ha eletto il metallo come suo ambiente creativo e l’acciaio la materia prediletta per la scultura. Il fascino della forgia, la perfezione della piega, la reattività alla luce, la permanenza del segno sono i caratteri dell’acciaio di Asad.

La sua produzione è un’ossessiva progressione verso la ricerca di perfezione, pur consapevole che sia un obiettivo impossibile da raggiungere. Ma è proprio questa tensione che gli permette di evolversi nella creazione. Ogni processo è portatore sano di un errore da correggere nel prossimo manufatto, nella successiva linea, nella futura idea. È così che Asad realizza oggetti seriali ma mai uguali, oggetti simili ma unici, che si riconoscono tra loro e che tentano di riunirsi condividendo le proprie anime. È così che i collezionisti che scelgono Asad si sentono parte di un collettivo semantico, un clan culturale aperto alle diversità.

Testo di Isabella Valente

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